Addetto al cerimoniale: una professione che non tramonta

Addetto al cerimoniale: una professione che non tramonta



Quando le regole di forma diventano uno degli aspetti della sostanza: accade in occasione di grandi eventi pubblici o privati, quando un ruolo chiave è giocato dall’addetto al cerimoniale…

Una figura professionale che si evolve al ritmo dei mutamenti del panorama della comunicazione e delle pubbliche relazioni, e che non sembra perdere la sua peculiare importanza.
L’attività protocollare è lo strumento che garantisce l’adesione alle regole che favoriscono la realizzazione di un evento, che si tratti della sigla di un contratto o di un trattato, dell’assegnazione di un premio o un’onorificenza, o dell’accoglienza di personalità di rilievo a livello internazionale.

Quella del cerimoniere è l’arte del negoziare: il suo obiettivo è la conduzione delle relazioni interpersonali orientate ad un risultato, il suo dovere è il rispetto di un codice comportamentale che potrebbe essere definito come un insieme di “regole d’ingaggio”. E non esiste “il cerimoniale”, ma una pluralità di cerimoniali, ciascuno al servizio di un’ aspetto della realtà. Dalle differenti esperienze di un addetto al protocollo scaturisce la fusione di sistemi di regole, talvolta in contrasto fra loro. Ed è esattamente dal conflitto fra codici differenti che spesso si genera un corpus di regole universale, applicabile ai settori più svariati: istituzionali, commerciali, familiari.

La funzione principale del cerimoniere consiste nel riuscire a prevedere e a cancellare tutti gli ostacoli lungo il percorso di un processo di comunicazione: rendere la strada agevole per raggiungere più serenamente il traguardo, o meglio il successo dell’evento. L’osservanza di alcune regole in occasioni che prevedono l’incontro fra più persone contribuisce al conseguimento dell’obiettivo: quelle che a prima lettura possono apparire norme sterili e superficiali possiedono in realtà una indiscussa finalità pratica. Sta al cerimoniere individuare le regole da applicare a seconda degli avvenimenti.

Un’alta percentuale di aziende italiane coltiva rapporti con partner stranieri: con l’infittirsi delle relazioni internazionali ora più che mai è determinante l’adesione a regole formali ben precise, e la conoscenza dei protocolli di popoli a noi molto distanti geograficamente e culturalmente si rivela requisito necessario per la gestione degli affari. Un addetto al cerimoniale di questo tipo dovrà possedere, oltre alla padronanza di almeno una lingua straniera, anche e soprattutto una competenza circa le regole formali dei partner o delle personalità provenienti da altri paesi. Un bagaglio culturale che si produce con l’esperienza, ma anche la capacità di allargare i propri orizzonti riponendo pregiudizi e diffidenze nei confronti di mondi paralleli spesso misconosciuti.
Quanto alla rivoluzione di Internet, questa non ha segnato il tramonto del cerimoniale, ma ha indicato la necessità di conciliare la cosiddetta “netiquette” con le regole del galateo tradizionale, e l’importanza di una corretta formazione dei giovani alla professione di cerimoniere o comunque addetto alle pubbliche relazioni. Troppo spesso gli utenti di Internet prediligono i meeting on line, anche per stringere accordi importanti: non si dovrebbe in realtà perdere l’abitudine di un colloquio di lavoro svolto frontalmente, meglio se a tavola, rispettando le regole della conversazione e del dialogo. Così come, nella procedura di invito ad un evento, non ci si dovrebbe limitare all’invio dei cosiddetti “save the date” telematici, ma abbinare sempre alla segnalazione via e mail il classico cartoncino di invito tramite posta prioritaria. Sembra inoltre che trascorrendo troppo tempo davanti al pc una persona tenda a perdere la capacità di sostenere uno sguardo, qualità piuttosto determinante nei rapporti formali, oltre che in quelli affettivi.

Come si diventa addetto al cerimoniale? Inclinazione personale, esperienza nel settore della comunicazione e, ultimo ma non per ultimo, formazione. Non sono ancora molte le scuole che formano il cerimoniere per eccellenza. A farlo ora in Italia è la neonata Accademia del Cerimoniale, associazione di professionisti che supporta aziende, privati e pubblica amministrazione nella gestione delle relazioni sociali e lavorative.
Ecco come presso l’Accademia si apprende quali sono i gesti, le parole, l’abito da indossare a seconda della cerimonia; l’arte del ricevere nelle istituzioni, nelle aziende e nel privato; le consuetudini cerimoniali dei popoli e delle religioni; la prossemica, ossia lo studio degli spazi e delle distanze da rispettare nella comunicazione interpersonale; il placement, la rappresentazione della gerarchia, negli eventi e a tavola; l’uso corretto degli emblemi; la relazione fra procedura protocollare e sicurezza.

Ma che senso può avere parlare di cerimoniale in una società come la nostra, in continuo mutamento? Risponde Sandro Gori, presidente dell’Accademia del Cerimoniale e capo del Cerimoniale del Quirinale per diciassette anni:
“Il contesto sociale di cui si occupa il cerimoniale e’ soggetto per natura a continui cambiamenti, che nel mondo di oggi poi sono quanto mai frequenti e soggetti spesso a valutazioni che esulano da quelle protocollari. Proprio per questa ragione si rende necessario affidarsi a persone che conoscono la materia e sono quindi in grado di far fronte anche ad imprevedibili alternative dell’ultimo momento.
“Più che una descrizione delle variazioni importanti avvenute nel tempo nel nostro contesto, desidero riportare un esempio che renda evidente quanto siano cambiati gli usi in momenti importanti sotto il profilo protocollare. Mi riferisco in particolare alla cerimonia di arrivo a Roma di un Capo di Stato,in visita di Stato.
“Negli anni settanta del’900 il Capo dello Stato ospite veniva normalmente accolto all’Aeroporto di Ciampino da una folta delegazione ufficiale di alto livello, talvolta dallo stesso nostro Presidente della Repubblica. Questi accompagnava il suo ospite con un corteo solenne, attraverso la Via Appia Antica, fino alla Via dei Fori Imperiali, al termine della quale, sotto il Campidoglio, il Sindaco di Roma, con la Giunta municipale, porgeva il benvenuto ufficiale della città, imbandierata per l’occasione, all’ospite. Da qui il corteo proseguiva, scortato da un forte drappello di corazzieri a cavallo, fino all’interno del Palazzo del Quirinale. Agli illustri personaggi rendeva omaggio, nell’ultimo tratto del percorso, uno schieramento di truppe, con bandiere e banda, con gli uomini ‘a contatto di gomito’.
“Pensare oggi di poter realizzare a Roma una cosa di questo genere sarebbe una pura follia. Il cerimoniale, negli anni, si è via via adeguato alle esigenze della popolazione, rinunciando ad una solennità allo stato attuale inconciliabile con i problemi di tutti i giorni.”

E quali sono i requisiti necessari per chi desidera intraprendere la professione di addetto al cerimoniale?
“L’aspirante a svolgere una missione così delicata deve essere innanzitutto pronto a sacrificare le proprie esigenze personali e familiari per mettersi a disposizione di eventi che spesso maturano all’improvviso. Premesso questo,le caratteristiche richieste sono riservatezza, buona educazione, come si concepiva un tempo, stile, prontezza di riflessi, rigore morale, disponibilità a correre rischi professionali, sempre incombenti e, ultimo ma non meno importante, una certa prestanza fisica.”
E quali invece le caratteristiche tipicamente femminili che possono aiutare una donna in questo settore? A rispondere è Maria Antonietta Biasella, capo dell’Ufficio del Cerimoniale e delle relazioni internazionali della Corte Costituzionale.
“…per la professione del cerimoniale e con l’esperienza sino ad oggi maturata, ritengo che non sia necessario avere delle specifiche caratteristiche di genere per svolgerla al meglio. Ma, sicuramente, mi sento di poter affermare che un certo intuito, requisito tipicamente femminile, aiuta molto! I momenti imprevisti che richiedono soluzioni immediate sono davvero numerosi… ma, ‘mano di ferro in guanto di velluto’, ovvero ‘azione energica ma rispettosa delle forme’, il più delle volte aiuta a superare ostacoli apparentemente insuperabili”.
Dal punto di vista di qualche collega dell’altro sesso, inoltre, mi è stato detto che lo status di donna ed un ‘sorriso’ , in una società quale la nostra, prevalentemente dominata ancora dal sesso maschile, aiuta a risolvere improvvisi momenti di ‘impasse’ ed incertezze non facilmente superabili…ma, da donna, penso anche che la nostra sia soltanto una fase di transizione in quanto il genere femminile nelle posizioni apicali è tendenzialmente in crescita…”

Di Amelia Vescovi
Fonte: Donna in Affari, 25 Maggio 2014