Come accogliere la regina d’Inghilterra: a scuola di protocollo

Come accogliere la regina d’Inghilterra: a scuola di protocollo



«Ricordo perfettamente la visita di Nixon in Italia nel 1968. Per motivi di sicurezza, era un anno complicato sul piano dell’ordine pubblico, venne sconsigliato il tragitto in auto dall’aeroporto a Roma. E così il presidente degli Stati Uniti atterrò in elicottero su piazza del Quirinale. Una scena oggi impensabile…». La memoria di Sandro Gori, per lunghi anni responsabile del cerimoniale della presidenza della Repubblica sotto i mandati di Pertini, Cossiga e Scalfaro, è una miniera di memorie, storie, aneddoti, ricordi. Materiale utilissimo oggi per la nuova esperienza professionale di Gori, che ha lasciato il Quirinale nel 2006 andando in pensione. È lui il presidente della neonata «Accademia del Cerimoniale-Protocol Academy», una nuova associazione professionale che riunisce esperti nel settore del protocollo internazionale e verrà presentata ufficialmente oggi. Con Gori c’è Massimo Sgrelli, dal 1992 al 2008 capo del Dipartimento del cerimoniale di Palazzo Chigi, Claudio Ligas, ex portavoce di Luciano Violante alla presidenza della Camera ed ex portavoce di Massimo D’Alema durante la segreteria Pds, e poi Laura Pranzetti Lombardini (autrice de «Il dizionario contemporaneo di buone maniere») e Michele D’Andrea, esperto in cerimoniale e in decorazioni onorifiche.
L’Accademia metterà a disposizione di enti locali, Comuni o Regioni, così come di aziende private, la propria esperienza nel campo dei rapporti istituzionali. Spiega Sgrelli: «Per molte ditte italiane non è facile relazionarsi correttamente con interlocutori che vengono da Paesi in cui la forma è parte essenziale della trattativa, penso a tante realtà dell’Oriente o del mondo arabo. Noi possiamo mettere a disposizione una conoscenza approfondita e una vasta gamma di professionalità».
Sono vite piene di aneddoti e di ricordi. Per esempio Gori ha ancora negli occhi la prima visita di Elisabetta II alla quale partecipò nel 1980: «Mi fece impressione l’istintiva distanza alla quale si tenevano gli ambasciatori coinvolti nell’avvenimento. Vent’anni dopo, nella visita del 2000, tutto era ben più sciolto e informale». Il presidente più attento alla forma e all’etichetta? «Sicuramente Cossiga, che aveva anche una conoscenza approfondita del mondo militare». Il gesto più informale? «Il primo bacio alla bandiera di Pertini. Ruppe, dopo gli anni difficili della nostra storia, un meccanismo che teneva distante il tricolore come simbolo».
In realtà l’Italia si è data molto tardi un codice formale di regole protocollari. Le disposizioni in «materia di cerimoniale e disciplina delle precedenze tra le cariche pubbliche» risale appena al decreto del Consiglio dei ministri del 14 aprile 2006 con qualche correzione nel 2008. Il perché lo spiega Massimo Sgrelli: «L’Italia, nel dopoguerra, usciva dall’enfasi del cerimoniale fascista, tipico delle dittature. Quindi ci fu un rifiuto iniziale del problema. Ricordo che nel 1992 ne feci cenno a Giulio Andreotti, allora presidente del Consiglio. E mi rispose con un sorriso: «Per carità, non me ne parli nemmeno, nel 1950 posi io il problema a De Gasperi e ci furono discussioni su discussioni…». E così il dossier venne chiuso solo nel 2006.

Di Paolo Conti
Fonte: Corriere della Sera, 15 maggio 2014