EXPO Milano 2015 – Cibo e forme rituali – di Massimo Sgrelli

EXPO Milano 2015 – Cibo e forme rituali – di Massimo Sgrelli



EXPO Milano 2015

Cibo e forme rituali

di Massimo Sgrelli

 

Nonostante le ansie della vigilia, l’Expo 2015 di Milano, è stato un successo. Ho riscontrato nei visitatori il piacere di avvicinarsi, non solo al tema espositivo proposto, ma anche, e soprattutto, ai mondi diversi, posti l’uno a fianco all’altro, nei padiglioni fieristici.

E’ stata l’occasione per vedere e toccare, con le proprie mani, un po’ di quella globalizzazione, che ci inonda nella vita e nella informazione quotidiane.

I caratteri della globalizzazione sono stati analizzati in ormai numerosissimi testi , sotto i più svariati profili: economici, sociologici, psicologici, giuridici, culturali ecc..   Ma nel campo dell’alimentazione le differenziazioni economiche non possono superare certi  limiti, perché io posso avere anche dieci ville, quattro Ferrari e trenta abiti di Armani, ma non posso mangiare più di tanto al giorno, anche se ho miliardi in cassaforte.

Nel mondo delle forme rituali la globalizzazione incide in vari modi, pur se esse subiscono i condizionamenti esterni  in misura più attenuata, salvo il caso di rivoluzioni.

Sappiamo che nel nostro pianeta esistono tre grandi mondi delle forme: il mondo occidentale al quale noi  apparteniamo, quello orientale ed il mondo islamico, che non comprende soltanto i paesi arabi, estendendosi fino al Pakistan ed all’Indonesia. C’è poi un sottoinsieme del mondo occidentale, che è il mondo dell’America latina e centrale, che ha connotazioni formali, parzialmente distinte dal rimanente mondo occidentale.

Tutti questi mondi compaiono all’Expo separati soltanto da una parete, che divide due padiglioni: una contiguità fisica che ci offre l’occasione unica di accostamenti altrimenti impensabili. E a noi offre l’occasione di riflessioni.

Anzitutto il tema alimentare, proposto dall’ Expo, è unificante, essendo il cibo un fattore di vita ovunque.        Ma è unificante anche l’aspetto rituale che il cibo assume in ogni luogo. I due fattori sono connessi: dal momento che il cibo è base di vita, si vuole che esso sia condiviso, come segno di congiunzione umana. E, nelle occasioni importanti, la condivisione del cibo diviene esaltazione di relazioni, offerta dalla comune attività nutritiva. Nel padiglione della Santa Sede si rammenta anche, fra l’altro, come, nell’Eucarestia, il cibo spirituale ci connetta al Signore.

Al mondo del cibo appartengono, dunque, le principali attività rituali dell’epoca antica, ma anche oggi le ritualità conviviali sono importanti in ogni contesto ufficiale, sia familiare che istituzionale.

Gli orientali hanno livelli formali superiori ai nostri, che si esprimono a tavola in simbologie assai curate. E attraverso una comunanza dei piatti, ciascuno dei quali non è destinato al singolo commensale, ma al gruppo.

Questa coralità è la stessa che constatiamo caratterizza le relazioni sociali di quel mondo d’oriente.

Noi occidentali siamo più individualisti ed, anche a tavola, attendiamo il nostro piatto, che non condividiamo con nessuno, anche perché da noi  ciò sarebbe inelegante.

Le forme, come si vede, dicono e fanno capire tante cose: anche dall’assunzione di cibo si colgono le  differenze delle relazioni e dell’organizzazione sociali.

Vi sono poi diversità nella attribuzione di valore a ciascun cibo: l’assunzione di  carne bovina ha una limitazione nel modo orientale ed indiano, mentre quella suina nel modo islamico ed ebraico. Vegetali che crescono sotto terra sono esclusi dalle tavole induiste, pesci senza squame e crostacei da quelle ebraiche ed islamiche. Gli alcolici non possono comparire sulle tavole  ebraiche ed  islamiche.

Vi è, inoltre, una diversa valutazione del cibo in relazione alla sua abbondanza: nei paesi ricchi l’eccesso di cibo presente ne fa sottovalutare il valore, mentre esso assume carattere essenziale, fino a divenire sacrale, laddove ve ne è scarsità.

Nei contesti più ricchi le ritualità conviviali sono piuttosto volte ad esaltare gli aspetti esteriori del convivio: eleganza della sala, delle tavole, delle stoviglie e della presentazione del piatto.  Nei contesti più poveri si guarda piuttosto alle quantità di vivande, che alla loro qualità o alla loro estetica.

Nei mondi di passaggio, cioè quelli che si stanno trasformando molto rapidamente, come la Cina, la tradizione è annebbiata: si vanno perdendo le regole dell’epoca agricola e si vanno sostituendo con quelle cittadine, cioè del mondo industrializzato. Per la prima volta nella storia accade proprio oggi, in Cina, che l’uomo non abbia più un comportamento rituale  da copiare, cioè da ripetere come visto da qualcuno.

Il cinese evoluto di oggi copia ciò che vede nelle immagini televisive e non nella vita reale, poiché l’evoluzione dei comportamenti ha, colà, ritmi superiori a quelli dell’adeguamento umano. Se noi impariamo in casa lo stile di comportamento e lo adeguiamo sulla base di ciò che vediamo nei contesti di lavoro, in Cina e negli altri paesi emergenti ciò non è fisicamente possibile, perché lo stile della generazione precedente è troppo lontano da quello odierno e non offre suggerimenti praticabili.

Il cinese di oggi non ha maestri, se non il Partito, e va alla ricerca del suo stile, senza sapere dove trovarlo. E’ anche la ragione di un diffusissimo disagio psicologico di quelle popolazioni.

Una cosa accomuna però i contesti conviviali nel mondo: il rango delle sedute. Ovunque si attribuisce una posizione di presidenza della tavola nella seduta centrale del lato lungo del tavolo o di quello corto,  a seconda delle circostanze. Ed ancora: ovunque si applica la regola della destra nella assegnazione dei posti.

L’avere in comune la gerarchia del tavolo costituisce un punto di contatto non indifferente.

Ma costatiamo anche che i punti in comune  vanno aumentando anche nel contenuto dei piatti: gli occidentali iniziano ad apprezzare il sushi, mentre gli orientali la pizza. C’è da pensare che se si andrà avanti così, fra qualche lustro le tavole saranno più omogenee, anche perché stanno sopravvenendo studi medici e suggerimenti sanitari che inducono una alimentazione più salutare per il corpo umano, sia esso siberiano o australiano.

L’Expo 2015 di Milano è stata anche  l’occasione per mettere a confronto queste evoluzioni.

Di Massimo Sgrelli